Colleghi,
conseguita la qualifica professionale e ottenuta l’iscrizione nell’elenco dei restauratori di beni culturali tenuto dal MiC, possiamo oggi constatare – a distanza di quasi tre anni dalla data di conclusione della procedura prevista dall’articolo 182 del Codice dei beni culturali – che per chi volesse ampliare il proprio ambito di attività, avendo le competenze per svolgere interventi conservativi in settori anche diversi rispetto a quelli per i quali la qualifica è stata attribuita, non è prevista alcuna possibilità in tal senso.
L’esigenza di “acquisire” settori di competenza ulteriori rispetto a quelli riconosciuti in esito alla procedura di selezione pubblica conclusasi nel 2018 si è manifestata fin da subito, già all’indomani della pubblicazione dell’Elenco, quando molti di noi hanno potuto constatare che se avessero indicato in sede di domanda tutti i lavori svolti (anche quelli realizzati in settori diversi rispetto al settore o ai settori di attività prevalente) o se avessero potuto far valere anche i lavori realizzati nel periodo compreso tra la data di presentazione della domanda di partecipazione alla selezione (giugno-ottobre 2015) e la data di pubblicazione dell’elenco (dicembre 2018), avrebbero senz’altro ottenuto il riconoscimento di settori ulteriori, con ciò ampliando le proprie possibilità lavorative.
Infatti, non potendo operare in settori diversi rispetto a quelli per i quali la qualifica è stata attribuita, tanti di noi hanno perso negli ultimi anni molte opportunità di lavoro, pur avendo le competenze necessarie per poterli eseguire.
Al contempo, siamo a conoscenza della drammatica situazione in cui si trova chi pur avendo esercitato per decenni la professione di restauratore o possedendo i titoli per acquisire quantomeno la qualifica di tecnico del restauro non ha partecipato, per i più svariati motivi, alle selezioni indette con i bandi del 2014 e del 2015, o non è riuscito a presentare la domanda nei termini o ha presentato una domanda incompleta, restando così definitivamente escluso dal settore del restauro.
A fronte di ciò, abbiamo interessato di tali questioni il nostro legale di fiducia Avv. Pietro Celli, affinché si adoperi per rappresentare i nostri interessi presso le competenti sedi istituzionali.
Chiaramente, l’iniziativa dovrà essere supportata da chi ha interesse alla realizzazione di un intervento legislativo in materia, che possa rivelarsi risolutivo delle problematiche emerse (come avvenne nel 2013 con la modifica dell’articolo 182).
Prima di avviare qualunque iniziativa occorre verificare che vi sia un interesse effettivo da parte di un certo numero di persone.
A tal fine, è prevista una fase di pre-adesione:
1) per l’acquisizione di nuovi settori di competenza
https://studiolegalecelli.com/
settori-di-competenza- restauratori-di-beni- culturali/ 2) per l’acquisizione delle qualifiche professionali
https://studiolegalecelli.com/
qualifiche-professionali- operatori-del-restauro/